Presupposizione esistenziale

Copi, Cohen, Introduction to Logic, New York 1961; trad. it. Il Mulino, 1997 (prima ed. it. 1964),

p. 244 e sg.

 

 

Questa nozione (di pr. e.) può essere introdotta nel tentativo di riabilitare il tradizionale quadrato di opposizione [nel q. d'o. la A, "Tutti i danesi parlano inglese" e la O, "Alcuni danesi non parlano inglese", sono contraddittorie; ma: "Tutti gli abitanti di Marte sono biondi" e "Alcuni abitanti di Marte non sono biondi" sarebbero entrambe false, se entrambe asserissero che vi sono abitanti su Marte, se entrambe, cioè, avessero portata esistenziale - e che la A e la E, universali, abbiano portata esistenziale deriva dalla subalternazione, che consente di inferire validamente le particolari, che sicuramente hanno portata esistenziale, dalle universali; cosa che non sarebbe possibile se anche le universali non avessero portata esistenziale].

Questa mossa, però, va incontro alle seguenti obiezioni:

  1. Se invariabilmente supponiamo che la classe designata ha degli elementi, non potremo mai formulare la proposizione che nega che ha degli elementi.
  2. Linguaggio comune, esempio: "Tutti i trasgressori saranno perseguiti"; qui, non solo non presupponiamo che la classe di cui stiamo parlando abbia dei membri, ma, con la proposizione, intendiamo assicuraci che la classe diventerà e resterà vuota.
  3. La prima legge del moto di Newton: certe cose sono vere dei corpi non soggetti ad alcuna forza esterna; che essi perseverano nel loro stato di quiete o di moto rettilineo.

In conclusione: i logici moderni rifiutano la presupposizione esistenziale generale. Essi danno delle proposizioni categoriche un'interpretazione booleana (v. p. 247).